Come cambia il ruolo del system integrator nella quarta rivoluzione industriale
Da mero fornitore di tecnologie per le aziende, con un’attitudine all’armonizzazione delle differenze tra sistemi e applicativi, ad abilitatore di innovazione in cui architetture informative e business sono strettamente connessi. Il nuovo system integrator riveste un ruolo chiave nella cyber-physical convergence 4.0 ed è chiamato a dare risposte che partano dalle esigenze delle imprese, da quelle più piccole, che necessitano di essere traghettate verso una digitalizzazione compiuta, alle big company in cui la sfida si gioca nell’integrazione fra IT e OT.
Se con riferimento alla quarta rivoluzione industriale esistono un luogo e una data di nascita ufficiali, la Fiera di Hannover del 2011 in cui si parlò per la prima volta di Zukunftsprojekt Industrie 4.0, non si può dire lo stesso del system integrator. Eppure tra i due concetti il legame è molto stretto. Basti pensare che nel novero delle tecnologie abilitanti o KET (Key Enabling Technologies) di industria 4.0 rientrano i sistemi di horizontal e vertical integration. I primi consentono di mettere in comunicazione tutta la filiera, compresi i soggetti esterni all’organizzazione; i secondi permettono la condivisione delle informazioni all’interno della medesima azienda abbattendo silos dipartimentali o di reparto. Senza dimenticare che è il concetto stesso di “integrazione” a essere traversale a tutte le KET del paradigma 4.0. Infatti, tecnologie quali IoT (Internet of Things), cloud computing e big data assumono piena cittadinanza nella cyber-physical convergence laddove interagiscono oggetti intelligenti, macchine, prodotti ed esseri umani. Tutti in maniera connessa e, appunto, costantemente integrata.
“Cosa significa essere un system integrator oggi “
La system integration applicata all’automazione dei processi industriali, che è una delle principali innovazioni nell’era 4.0 in ambito manifatturiero e produttivo più in generale, non è l’unico versante su cui oggi il system integrator gioca un ruolo chiave.
La stessa definizione di system integrator comprende qualsiasi azienda o specialista che operi nell’integrazione di sistemi e, quindi, è più ampia della sua traduzione nella sola smart factory. Secondo il recente Global System Integration market report, il mercato della system integration dovrebbe raggiungere entro il 2024 un fatturato di oltre 450 miliardi di dollari. È soprattutto la forte richiesta, da parte delle organizzazioni, di migliorare l’infrastruttura di rete esistente e di fornire una solida piattaforma per l’adozione del cloud computing e dell’IoT a guidare la sua curva ascendente. In cima alla lista si collocano le aziende del settore BFSI (Banking, financial services and insurance) e del retail a motivo della loro esigenza di dover raccogliere e gestire grandi quantità di dati finanziari e di consumo in maniera organica. Ma non mancano le iniziative governative, soprattutto in economie come la Cina, l’India e le Filippine, che riescono a ottenere notevoli risparmi, riducendo la duplicazione dei dati e la necessità di testare ed eseguire controlli di sicurezza sulla loro dotazione hardware e software. Questo perché, fra le altre funzioni offerte dai system integrator, rientra il system integration test o SIT che prevede sia il processo di assemblaggio degli elementi costitutivi di un sistema in modo logico ed economico, sia la verifica che l’esito ultimo sia in linea con le aspettative del cliente o dell’utente finale.